Tre oche volgari

11 09 2009

Nella lingua cinese esistono 2 metodi di scrittura: con le lettere normali (metodo definito pinyin) e con gli ideogrammi: ogni ideogramma rappresenta un solo ed unico concetto; al contrario, scrivendo in pinyin, la stessa parola può avere più significati.
Esistono anche quattro tipi di pronuncia: a seconda di che inflessione viene dato l’accento, la parola prende un significato diverso.
Meglio chiarire con un esempio, la parola “ma”.
1. 妈, mā : si pronuncia con la a alta, come se qualcuno vi avesse appena dato un pestone su un piede, e significa mamma;
2. 麻, má: la a parte bassa e arriva alta, vuol dire sesamo;
3. 马, mǎ: la a parte alta, scende e ritorna alta, significa cavallo;
4. 骂, mà: la a viene pronunciata come da noi, quando c’è una parola accentata: bontà, verità, serietà..e ora la parte divertente:  significa insultare, maledire e anche..cazzo.
Per rendere meglio l’idea del casino che può essere il cinese, completo l’esempio.
Buono, bello, amabile si dice 好, hǎo, e quindi c’è la sua bella differenza a pronunciare 好 妈 (hǎo mā) da 好 骂 (hǎo mà)..è proprio questione di niente che si fa una bella figura di 屎 (shǐ).
Questo per dimostrare che è meglio non andare nei ristoranti cinesi a farsi tradurre il proprio nome. I nostri nomi non esistono in oriente e quindi la traduzione viene fatta dalla somiglianza del suono e dall’innata simpatia dell’invidivuo che si ha davanti.
Oggi per immedesimarmi nel clima cinese che dovrò affrontare tra pochi (pochissimi!!) giorni, mi volevo fare il nome in mandarino, ma ho cambiato idea molto velocemente.
Elisa potrebbe avere tantissime versioni, tra le migliori:
1. 鹅 (é)  俚 (lǐ) 仨 (sā) oca volgare tre
2. 恶 (è) 李 (lǐ) 卅 (sà) malvagio prugna trenta
3. 鳄 (è) 痢 (lì) 洒 (sǎ)  coccodrillo dissenteria spargere
Quindi all’occorrenza il mio nome può diventare “trenta prugne malvage” o “spargere dissenteria di coccodrillo” (in cinese non esistono maschile o femminile, singolare o plurale..lo si capisce dal contesto). Ovviamente gli elementi sono anche intercambiabili, quindi anche un bel “tre prugne dissenteria” non è male..ma non è il caso.
Mi sa che per due settimane mi presenterò solo con il cognome..tre meloni tu monaca.





La vida es un carnaval

28 05 2008

Ho appena barrato il punto numero 1 nella lista dei buoni propositi, dato che mi sono iscritta a un corso di salsa cubana.
Saranno 8 lezioni, giusto per non fare più da tappezzeria in caso mi capitasse ancora di andare a qualche festa di latino americano.
Così posso anche evitare di scatenarmi nei vari balli di gruppo come “la bomba” e “mayonesa”, a cui partecipo per non mettere le radici su uno sgabello. Cioè, questi intrattenimenti per principianti mi divertono anche, ma fanno molto “zittella repressa che vuol mettere in mostra il proprio bacino roteante a qualche tardone in un villaggio Valtur”.
Ieri sera c’era la lezione di presentazione, e la prima canzone che ha messo su per imparare il passo base è stata l’oldissima but lindissimaLa vida es un carnaval“, che mi è rimasta nel corazon perchè è stata la colonna sonora della vacanza a Cuba.
Oddio, più che nel corazon mi è rimasta nel fegato, a causa della quantità di Havana Club che ho bevuto in due settimane. Ma già ero conscia di quello a cui andavo incontro, dato che almeno due settimane prima di partire l’unica frase che ripetevo era “primero vamos a tomar un Havana Club“, e considerando il fatto che la coca cola (anche quella farlocca) costa troppo,  l’abitudine è di comprare una bottiglia al supermercato e alla sera todos en la calle y hacemos una fiesta: senza bicchieri ci si attacca alla bottiglia e via andare.
Altro che primero…Calcolando che a cuba ci ho fatto 10 o 12 giorni e compravamo una bottiglia a sera e ce la scolavamo in due, penso che il signor Havana Club mi potesse stringere la mano e fare i complimenti.
Però se dovessi tornare a Cuba, oltre a dovermi preparare psicologicamente al limbo etilico in cui mi ero perfettamente immedesimata, saprei anche proferire qualche parola, anche se oramai è stato stabilito che quando sono a livello il mio cervello si espande e parlo lingue che non conosco: pur non sapendo lo spagnolo, è storica la mia frase “escuchame quando te hablo”, ovviamente con in mano la bottiglia di Havana quasi finita.
Almeno non mi troverei più in situazioni imbarazzanti in cui mi sento dire “ella non entiende nada de nada de nada, che quando si usa la negazione ripetuta 3 volte, vuol dire che sei oltre l’infimo, sei al livello “questa è una pistola, lascia perdere, è una battaglia persa”, e la cosa incredibile è che tu capisci che ti ha appena dato della pirla, ma non sai come si dice “ma no aspetta non dire così”: prendi e porti a casa.
E poi anche se non imparo a bailar la salsa, posso sempre ballare il reggaeton, perchè io un pò ne sono capace, la Raci invece no.

elyxir e il moijto
Una giovanissima elysir alle prese con l’ultimo di una lunga serie di moijto a Varadero.